Rifiuti, tensione con militari alla discarica di Giugliano
Gli autisti dell'azienda di rimozione della spazzatura, Asìa, in fila dalla mattina, hanno fischiato i soldati che sono riusciti a scaricare subito nel sito
di CRISTINA ZAGARIA
I militari precisi, come in una caserma, alle 14 arrivano allo stir di Giugliano. Ma non siamo in una caserma, siamo in piena, incontrollata, perenne, caotica emergenza rifiuti. Lo stir è pieno e ha rallentato i ritmi di conferimento: in fila ci sono ancora 30 camion dell'Asìa. I militari, dopo la riunione in prefettura di domenica, avevano avuto un orario preciso in cui presentarsi, proprio per non scavalcare gli autisti in fila, ma salta tutto. L'esercito dribbla gli autocompattatori e passa avanti. "I mezzi militari non possono rimanere in coda, in ogni momento potrebbero dover essere impiegati per una qualsiasi altra emergenza sul territorio", spiega il tenente colonnello Vincenzo Lauro, portavoce del II Comando Forze di Difesa.
Ma gli autisti civili sono stanchi e quando vedono i militari sfrecciare davanti a tutti, insorgono. A Giugliano esplode la rivolta. Fischi. Insulti. Grida di disprezzo e rabbia. Clacson usati come sirene. Delusi e arrabbiati i dipendenti comunali, ingiustamente fischiati i militari. Ennesimo malessere di una crisi che diventa ogni giorno più incontenibile e soprattutto, sempre più costosa. Solo negli ultimi 40 giorni gli stir di Giugliano e Tufino hanno spedito fuori regione 50.000 tonnellate di rifiuti, perché non ci sono discariche nella provincia (non nella Regione) che possono accogliere il materiale lavorato. Il costo del trasporto fuori Regione è di circa 160 euro a tonnellata: cioè otto milioni di euro in poco più di un mese. E con quale risultato? Oggi in strada ci sono 3800 tonnellate di immondizia, senza contare le circa 800 che sono sui 90 camion Asìa, che non hanno potuto scaricare (e che quindi oggi non potranno raccogliere).
Ieri è stata una nuova giornata di disfatta. Gli impianti sono allo stremo. Si è rotto il gruppo elettrogeno del carroponte dell'impianto di Santa Maria Capua Vetere (la settimana scorsa era toccato a Tufino), che si è fermato. È quasi fermo Giugliano, che non riesce a smaltire il materiale lavorato, è in estrema difficoltà la discarica di Chiaiano ormai esaurita.
"È da sabato - interviene il presidente di Asìa Claudio Cicatiello - che dirigenti e quadri della società non dormono e adesso li sto mandando a casa. Siamo da tre mesi impegnati al massimo per fronteggiare questa crisi che, finora, ci ha già costretti a impegnare il nostro personale in quasi 30 mila ore di straordinario". Altra cifra che va ad aggiungersi al salato costo dell'emergenza.
E cresce anche l'allarme sanitario: "È a rischio la salute dei cittadini con i rifiuti in strada, anche se si tratta di un'emergenza che è come un'epidemia, cioè non prevedibile" dice Maria Triassi, del dipartimento di Igiene della Federico II.
In questa situazione di precarietà massima, mentre il ministro La Russa da Bologna tuona e ripete che "l'esercito interviene a Napoli per l'ultima volta", i militari (160 uomini e un centinaio di mezzi) ieri hanno lavorato a Pozzuoli e oggi faranno il primo intervento in città: rimuoveranno un cumulo da 22 tonnellate a Ponticelli.
E non si placano i roghi che sprigionano diossina nell'aria: 28 gli interventi dei vigili del fuoco, di cui 23 solo a Napoli (soprattutto al centro storico e nella periferia orientale, ma anche in via Vergini, via Foria, via Scarfoglio, via Salvator Rosa e a Secondigliano) il resto nella prima provincia, soprattutto Casoria e Nola.
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“La Gelmini? Il peggior ministro dell’istruzione degli ultimi 150 anni”
Dovevamo parlare con Mimmo Pantaleo per sentire parole ome “popolo”, “pubblico”, “cittadinanza” o “lavoratori”; espressioni rimosse dalla grammatica berlusconiana, seppellite dalla fredda retorica tremontiana dei numeri, delle compatibilità, dei tagli: “Perché dietro i numeri – ci dice Pantaleo, numero uno della Flc, il sindacato scuola della Cgil – ci sono storie, persone, c’è o non c’è la qualità della scuola pubblica, c’è o non c’è il futuro del Paese”. Ed è mentre salta da un treno all’altro, mentre esce da una delle mille assemblee fatte in giro per l’Italia con i tanti lavoratori, precari e studenti colpiti dall’incapacità della Gelmini che riusciamo finalmente a trovare uno spazio per quest’intervista.
Pantaleo, cominciamo dai tagli
Le questioni sono due: la prima riguarda i tagli dei posti dei docenti che dimostrano ancora una volta come questo governo non voglia investire sull’istruzione, preferendo penalizzare migliaia di lavoratori della scuola; la seconda questione riguarda i tagli agli organici del personale tecnico-amministrativo contro i quali sono state sollevate questione di legittimità costituzionale, in quanto sono stati adottati atti irregolari ed illegittimi. Un simile stravolgimento del sistema avviene nel disprezzo delle regole e di norme di legge, non da ultimo ignorando anche le commissioni parlamentari che per legge sono obbligate a fornire i loro parere; tutto questo incide sui diritti: il diritto dell’istruzione, all’uguaglianza del diritto all’istruzione abbassando la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento. La terza tranche di tagli, infine, prevede infatti per il prossimo anno 19.700 docenti e 14.500 Ata in meno e determinerà un ulteriore calo dell’offerta scolastica con gravi implicazioni per la stessa sicurezza delle scuole
Quali prospettive ci sono per i precari della scuola?
Molto scarse finché c’è questo governo. I risultati di questo governo sono sotto gli occhi di tutti: le 65mila immissioni in ruolo in tre ani sono del tutto insufficienti considerando che ci sono 120mila docenti e 140mila precari Ata .Non si tratta di provvedimenti che favoriscono l’esaurimento delle graduatorie e inoltre con questi numeri non si facilità il turn-over considerando che ogni anno circa 25 /30.000, docenti vanno in pensione.
Conviene secondo lei oggi investire sulla propria formazione per diventare insegnante
Direi proprio di si, occorre investire sulle proprie competenze al fine di avere un lavoro che ricompensi dei tanti sacrifici, purtroppo questo governo continua a disinvestire ed operare tagli indiscriminati. La scuola è una bene comune, e non un diritto per pochi. L’istruzione, la formazione e la ricerca rappresentano il fattore decisivo per ripensare l’economia, l’ambiente e lo sviluppo della società. Essi infatti rappresentano settori strategici e decisivi su cui si deve puntare per il futuro del paese
Dopo lo sciopero del 6 maggio, come procedete?
Lo sciopero del sei maggio è importante non solo per i lavoratori ma per tutti per gli studenti, i precari, ma anche per quei soggetti cui compete costruire un’alternativa reale. Il 17 e 18 maggio si terrà l’incontro degli Stati generali della Conoscenza, formato da 32 associazioni con l’obiettivo di definire proposte di rilancio e innovazione dei sistemi di istruzione, formazione e ricerca. Occorre riaffermare in tutti i luoghi il diritto dell’istruzione e il sapere deve tornare al centro delle scelte strategiche per restituire fiducia e futuro al paese. aumentando gli investimenti in istruzione, formazione e ricerca, adeguandoli velocemente agli standard europei. L’istruzione la formazione e la ricerca sono decisivi per un nuovo modello di sviluppo e per il pieno diritto dell’esercizio di cittadinanza.
Qual è lo stato si salute del sindacato in questo momento di crisi?
Aumentano gli iscritti e c’ è un consenso diffuso in tutto il mondo della scuola; e c’è allo stesso tempo un grande malessere nei confronti di un governo che calpesta il diritto al lavoro considerandolo una merce. Stiamo vivendo una regressione sociale, economica e culturale , per tali ragioni il sindacato ha il ruolo e il compito fondamentale di alzare la bandiera del rinnovamento e del cambiamento.
Se dovesse lanciare un messaggio ai giovani precari, cosa direbbe?
Che per superare questo stato di cose occorre una risposta collettiva, bisogna stare insieme, evitare divisioni e contrapposizioni, come purtroppo accade spesso a causa delle graduatorie a pettine, creando isolamento. Il messaggio è che insieme possiamo vincere la partita della stabilizzazione, riuscendo a svuotare le graduatorie. Solo così possiamo costruire una vera alternativa.
Il peggior ministro dell’istruzione degli ultimi 150 anni, chi le viene in mente?
La Gelmini, non perché sia di centro destra, ma perché non difende gli interessi del paese ed ha dimostrato odio verso tutto ciò che è pubblico
Tre aggettivi per definire questo governo?
Incapace arrogante e autoritario
Cosa pensa di internet, della rete e dei social network
Si tratta di forme alternative e innovative rispetto quelle tradizionali di comunicazione. Il nostro sindacato sta investendo molto nella rete. Siamo anche su Facebook. Ma tutto questo però non è niente se non è affiancato dai rapporti umani, reali. Per un sindacato come il nostro la priorità rimane quella di stare tra le persone.
Intervista di Adele Palazzo
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