giovedì 1 settembre 2011


Achille Conforti
Nella villa del capataz. E tre.
Gli irresponsabili che governano il Paese hanno scritto la manovra in luglio, si sono detti da soli che andava benissimo, hanno respinto ogni critica e ogni consiglio, hanno mentito giurando che non ci sarebbe stato più nessunissimo problema.
Meno di un mese dopo sono stati commissariati e costretti a scriverne un’altra, ma stavolta il coraggio di dire che era una meraviglia non ce l’hanno avuto.
Anzi della loro stessa manovra hanno parlato con tanto schifo che non si capiva più chi l’aveva scritta. Infatti adesso, proprio in queste ore, ne stano scrivendo una terza e vedrete che non sarà l’ultima, perché tempo qualche giorno, se non qualche ora, e la giostra ripartirà di nuovo.
Tutto alla faccia della situazione d’emergenza che richiederebbe un comportamento non diverso ma proprio opposto. I contenuti di questa terza manovra non posso commentarli perché non li conosco ed è chiaro che ancora stamattina, arrivati all’ultimo giorno utile, non li conoscevano nemmeno quelli che dovrebbero vararla, sennò non stavano chiusi a discutere e litigare per ore nella villa di Arcore. I presagi della vigilia non promettono niente di buono, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.
Il metodo con cui il governo sta procedendo invece è purtroppo già chiarissimo ed è uno schiaffo in faccia alla democrazia e al Parlamento.
Dopo aver scritto e riscritto la manovra due volte in un mese, era in Parlamento che la si doveva esaminare e modificare, non nell’abitazione privata del signor Berlusconi. Le democrazie, quelle vere, funzionano così.
Nelle democrazie finte, invece, le decisioni si prendono nella villa del capataz e poi si va in parlamento per farle controfirmare dagli Scilipoti di turno. Questa caricatura di democrazia noi dell’Italia dei valori non la accetteremo mai. Se anche la nuova manovra sarà iniqua e inutile come le altre due daremo battaglia in Parlamento e nel Paese per cambiarla.
E nello stesso tempo raccoglieremo anche le firme necessarie per buttare nella spazzatura questa legge elettorale e restituire così al Parlamento repubblicano la dignità che ha perso. (Antonio Di Pietro)

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